L’INNOVAZIONE NON E’ SEMPRE FACILE
ARTICOLO – Di: Roberto Panzarani – Presidente Studio Panzarani.
W. Brian Arthur nel suo libro, La natura della tecnologia. Che cos’è e come evolve (Ed. It. 2011), Codice Edizioni, sottolinea il meccanismo dell’innovazione: “maggiore è la distanza fra la nuova soluzione e quella già accettata, maggiore sarà il meccanismo di imprigionamente (lock-in) della vecchia tecnologia. Viene quindi a crearsi un’isteresi, una risposta ritardata ai cambiamenti. Il nuovo è rallentato proprio dal successo del vecchio. Il cambiamento in ambito tecnologico non è né semplice né scorrevole”.
L’innovazione non è solo un fatto tecnico, un metodo rigido che determina il successo di un’idea, di un’intuizione, di una proposta, è piuttosto il frutto di un’attitudine mentale, di una predisposizione psicologica che va alimentata con la ricerca, il confronto, lo scambio di più punti di vista colmando la distanza che purtroppo ancora esiste tra la realtà e la ricerca, il mondo accademico e il mondo delle imprese.
Nell’intervista di Chiara Bongiovanni in Forum PA, David Lane, dello European Centre for Living Technologies e professore di Economia all’università di Reggio Emilia e Modena, afferma che “per accettare le innovazioni c’è bisogno di creare una risposta che sia imposta sul mercato che cambi il modo di funzionare quest’ultimo. E’ la società civile a dover cambiare l’organizzazione dei processi di innovazione”. Quindi l’impegno consiste non solo nel trovale la soluzione, ma nell’avere l’orientamento al processo e alle relazioni sociali. Più che cambiare le politiche, bisogna cambiare le organizzazioni e i processi di implementazione.
L’ Associazione di Promozione Sociale Axelera ha lanciato all’inizio del 2012, in collaborazione con Startup Iniziative di Intesa San Paolo, anche in Italia l’iniziativa Singularity Contest, nata nel 2008 da un’idea di Peter Diamandis e Ray Kurzweil dela Singularity University. L’iniziativa consiste nel raccogliere le migliori idee su “come impattare positivamente la vita di milioni di persone nei prossimi anni”, che verranno poi giudicate da una giuria composta da alunni della Singularity University, imprenditori, ricercatori e giornalisti. I vincitori potranno parteciupare al Graduate Studies Program della Singularity University, presso il centro di ricerca NASA Ames, in Silicon Valley.
Ci sono tantissimi altri casi di innovazione sociale in Italia ed è un peccato non poterli citare tutti, ma se vogliamo trovare una caratteristica della social innovation italiana Alberto Masetti Zannini, uno dei tre fondatori di The Hub Milano, ci può aiutare a definirla: “In Italia c’è tanta innovazione sociale, in molteplici forme. L’Italia ha una sua tradizione di collaboratività sui territori e questo ha comportato l’emergere di fenomeni interessanti e importanti. Penso ad esempio a Slow food o ai GAS (Gruppi di acquisto solidale), espressioni tipiche di innovazione sociale italiana in quanto radicate su attivismo e mobilitazione di reti di persone che hanno a cuore una particolare causa (nel caso specifico la preservazione di una eredità territoriale alimentare forse unica al mondo). Non se ne trovano di così efficaci in altri parti d’Europa[1].
[1] Testo tratto dal libro di Panzarani R. (2022), Sense of community e innovazione sociale, Seconda edizione, Edizioni Palinsesto www.edizionipalinsesto.com.